Il crollo di un albero ha peggiorato una situazione già abbastanza compromessa sul piano dell’incuria
Potrebbe sembrare, se solo ci si trovasse in un altro luogo, la bizzarria di un artista estremamente creativo, intenzionato a far rivivere momenti di post-guerriglia costruendo lo squallore di una piazza abbandonata, intestata a dei martiri di quella rivoluzione che voleva emulare la Rivoluzione francese. È lo stato di abbandono e degrado in cui versa piazza Martiri d’Ungheria, a Paternò, intitolata ai tredici generali giustiziati nel 1849, a suscitare, tra il serio e il faceto, simili interrogativi. Oggi, non si intravede neanche un barlume di quella sensibilità che ispirò l’intitolazione a chi perseguì idee di libertà, palesandosi solo degrado e incuria, come si nota nella galleria fotografica sotto.
Eccezionalmente in questa vicenda non sembrano entrarci vandali e malintenzionati. La situazione pare sia precipitata, una decina di giorni fa, dopo il crollo di un albero, una Robinia di all’incirca 10 metri di altezza, che nella caduta su una panchina ha determinato dei danni.
Ma ad un’amministrazione che ha fatto dello scerbamento la sua bandiera (come testimoniato da numerose foto sui social all’indomani dell’insediamento), come è potuto sfuggire lo stato di malessere di un esemplare così caratteristico per la piazza, e di altri che sembra per poco non, hanno avuto la medesima sorte? Eppure è successo!
Quell’esiguo verde che la città possiede è dovuto a degli imprenditori che attraverso uno spartitraffico, una rotonda, pubblicizzano le proprie attività e, al contempo, donano ossigeno a quell’area, ma il resto quello dei parchi, della villa e delle piazze è comunale e, la gestione compete all’amministrazione, con operai che sono incaricati a svolgere questo ruolo. L’albero venuto giù, e che ha schiantato una panchina (non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto se vi fossero state persone sedute in quel momento) è stato rimosso dai Vigili del fuoco del locale distaccamento; un altro che presentava un avanzato degrado sulle radici attaccate da funghi (insomma la causa del collasso dell’altro albero), è stato spostato, e un altro ancora sfoltito per alleggerirlo e prevenirne la caduta, mentre le transenne che si trovano nella piazza sembrano più voler rispondere all’esigenza di affermare la presenza dell’autorità cittadina, che a proteggere da imminenti pericoli. La panchina distrutta resta invece al suo posto, quasi un ready-made di duchampiana memoria.
Non è solo il danno della mancanza degli alberi, adesso, a determinare quell’aspetto negletto della piazza Martiri d’Ungheria, sono anche le mattonelle della piazza scollate, che potrebbero essere saltate, alcune, dopo lo schianto dell’albero, ma non tutte, anche perché ci sono molte altre piazze e molti marciapiedi, compresi quelli delle via principali, come via Emanuele Bellia, dove non sono caduti alberi né pali, o via Vittorio Emanuele, dove la mancanza di mattonelle, in alcuni casi, è tale da poter rappresentare persino un pericolo per i pedoni.
Se i vandali, i ladri e i piromani sembrano spadroneggiare a Paternò, con una città definita su più fronti nel “mirino”, dall’altro lato ci sono responsabilità che non possono essere eluse, ci sono custodie che non possono essere demandate ad altri. È chiaro che molte incombenze non possono ricadere unicamente sull’amministrazione comunale, ci sono situazioni, anomalie, che dei cittadini attenti dovrebbero segnalare. Pare che la segnalazione dell’albero collassato sia giunta, a chi di competenza, con l’immediatezza del passo di una lumaca. Magari piazza Martiri d’Ungheria è isolata! Nessuno vi transita o vi abita vicino? Probabilmente erano tutti in vacanza e forse anche l’albero voleva andare…