Palazzo Alessi ospita, fino al 3 aprile, una esposizione di collezionismo e fotografia a cura di Franco Uccellatore e Antonino Carobene
Scatti che catturano riti arcaici e carichi di pathos, il tentativo di discernere il sacrificio di Cristo, questo raccontano in una mostra fotografica, esposta fino al 3 aprile a Palazzo Alessi a Paternò, Franco Uccellatore e Antonino Carobene. Questa mostra di collezionismo e fotografia è stata inaugurata in concomitanza con le rappresentazioni dei poeti cantastorie sul tema della Settimana Santa, in un unico evento inserito nel cartellone degli “Eventi di Marzo”, un sodalizio che si conferma con l’Associazione culturale “Cettina Busacca figlia d’arte”.
A rendere più interessante la manifestazione canti e poesie dal tema “La donna e la creatività poetica”, con particolare riferimento ai componimenti lirici di Rosa Balestrieri e Ida Giulia La Rosa.
Notevole anche l’apporto fornito dalle socie della FIDAPA di Paternò intorno alla tematica “La creatività femminile, la cultura dell’innovazione, motori di diverso sviluppo socio-economico”. Una miscellanea di arti dove all’immagine si aggiungo i suoni e finanche i sapori con il dolce emblema della Pasqua paternese e siciliana ossia il “Ciciliu”.
Lo smarrimento per un destino atroce, per lo strappo inaccettabile con il proprio Figlio, della Madre di Dio, un dolore tutto umano nelle poesie dialettali accompagnate dal sottofondo di una chitarra e di un “maranzano”, a sottolineare l’espressione di una tragicità intensa come solo quella siciliana può esserlo. Ci sono, nelle foto, i riti ancestrali dell’entroterra isolana di Aidone e Pietraperzia nell’Ennese, ma anche quelli particolarissimi di San Fratello nel Peloritano e, naturalmente la processione del Venerdì Santo e la Resurrezione della Pasqua di Paternò con il simulacro del Cristo e la singolare scultura dell’Addolorata.
Frammenti d’immagine che carpiscono istanti, volti, gesti rapiti dall’acme della partecipazione, dell’immedesimarsi nel dolore di una madre per la morte del figlio: la Madre e il Figlio per antonomasia protagonisti come non mai, nel dispiegamento del messaggio evangelico, nei riti pasquali.
Immortalati, dunque, i “Santun” o “Santuni”, state cave di ampie dimensioni indossate dai santari come peculiarità rituale di Aidone. Le statue sono dodici e rappresentano gli apostoli. Il giorno di Pasqua corrono freneticamente nel paese alla ricerca di Cristo risorto, quando lo trovano lo conduco dalla Madonna e formano la Giunta Pasquale.
Un pizzico di folclore che non scalfisce il sentimento religioso, ma lo conduce e lo arricchisce, come nel caso di Pietraperzia dove le processioni penitenziali sono al centro dei riti pasquali. In questa cittadina “Lu Signuri di li fasci”, il Venerdì Santo, viene condotto in processione, invece della classica “vara” si adopera una trave di legno di cipresso, terminante a croce, alta quasi nove metri.
Nella parte sommitale della trave viene posta una struttura metallica a sfera, nella quale i fedeli annodano delle fasce di tela di lino bianche, che riflettendo, una volta distese, danno l’effetto della luminosità di un miracolo.
Caratteristica della Settimana Santa di San Fratello è la Festa dei Giudei, una scenografia che inizia ad essere preparata Mercoledì Santo per culminare il Venerdì, dove viene messo in risalto, anche nei costumi scarlatti, la colpevolezza giudaica nella condanna a morte di Gesù. E poi le processioni paternesi con l’austerità e il passo raccolto delle confraternite e dei fedeli a seguire mestamente il Signore morto e la Madonna Addolorata.
Con grande maestria i due fotografi, Carobene e Uccellatore, restituiscono momenti peculiari di una Pasqua siciliana che si definisce per l’intensità nella ricostruzione della Passione di Cristo.