Al Piccolo Teatro il gruppo “Cettina Busacca figlia d’arte” vive come una missione il ripristino di alcune tradizioni popolari
Il senso del retaggio culturale, della forza delle radici e della tenerezza del ricordo animano l’operato di un’associazione culturale che si propone, più che uno scopo, una missione: quella di ripristinare l’autenticità e la spontaneità dei rapporti umani attraverso le tradizioni popolari. Questo in sostanza ci racconta Cettina Busacca, reduce da una giornata di manifestazione per il memorial del padre Nino celebre, assieme al fratello Ciccio, cantastorie paternese. La incontriamo la mattina del giro d’Italia quando anche loro, come associazione “Cettina Busacca figlia d’arte” in attesa della carovana rosa, sono chiamati ad animare le frementi strade paternesi.
Non riesce quasi a trattenere la gioia per quella giornata dedicata al padre, al Piccolo Teatro, in via Monastero a Paternò, ormai giunta alla terza edizione, che ha visto la partecipazione di molti artisti e amici che per l’affetto e la stima a questo cantastorie, hanno voluto dare il loro contributo alla manifestazione, arricchita quest’anno dall’annullo filatelico a Nino Busacca.
«Ha partecipato, tra gli altri, – dice a Yvii 24 – Pasquale Scimeca regista del CSC (centro di sperimentazione cinematografica, ndr) di Palermo, il quale ha portato un cortometraggio, poi trasmesso che vede tra gli interpreti Nino Busacca, “Il giorno di San Sebastiano”. Non posso non citare: il mio gruppo che si è davvero impegnato, Orazio Fusto un giovane che segue alla lettera i miei suggerimenti e Fiorenza D’Urso una nuova socia; Pietro Russo; Roberto Virgillito; Turi Scandura; Silvano Spampinato e la sorella Alfina che è ballerina. Hanno presentato Franco Uccellatore e Grazia Scavo entrambi sono stati fondamentali per la manifestazione; il primo in particolar modo con i suoi consigli nell’organizzazione mi ha dato molta sicurezza, l’altra sin dall’inizio della costituzione del gruppo ha mostrato interesse per le nostre iniziative e mi ha sempre motivata, la considero una sorta di madrina».
L’annullo filatelico è la novità di quest’anno: quali sensazioni?
«Le mie sensazioni personali sono di gioia, di soddisfazione per aver finalmente presentato più ufficialmente questo cantastorie, chi era, cosa ha fatto, che nonostante la statura artistica del fratello maggiore è riuscito a ritagliarsi il suo spazio autonomo nel panorama artistico dell’epoca. Lui aveva molto rispetto per il fratello, che a sua volto lo incoraggiava, ci sono testimonianze, a fare il cantastorie come lui».
Questi canti popolari, le poesie in vernacolo cosa possono dare oggi come valore culturale?
«Io vorrei che il mio paese vivesse l’atmosfera del passato, quel tempo in cui la genuinità dei paternesi era davvero tale, e questa può essere ridestata tramite sì i canti, le liriche, ma anche la riscoperta di tradizioni culinarie dimenticate, per esempio nella mia associazione vorrei che alcune ricette fossero realizzate, o il lavoro del ricamo, del tombolo fossero ripristinati. Vorrei organizzare dei corsi per far conoscere alle nuove generazioni queste tradizioni, che ci rendono più autentici».
Si è soffermato con puntualità e dettagli storici sulla figura di Nino Busacca, intrattenendo piacevolmente il numeroso pubblico del Piccolo Teatro, Franco Uccellatore: «Da molti hanno mi occupo dei cantastorie – ha spiegato a Yvii 24 – in particolare dei paternesi, dalla fine dell’Ottocento fino agli anni ’80. Intorno agli anni ’50 si registrò un aumento dei fatti di cronaca molti riuscivano a mettere su carta quanto accadeva e poi lo leggevano in pubblico informando dei particolari gli altri concittadini. Le vendite dei foglietti e dei libretti, erano le principali fonti di guadagni di chi intraprendeva l’attività del cantastorie».
Quali le peculiarità di Nino Busacca?
«Nino Busacca, riusciva con il suo tono di voce, con il suo particolare timbro, ad ammaliare gli ascoltatori, li coinvolgeva. Rispetto al fratello Ciccio che poi emigra al Nord, non si sposterà mai dalla sua terra. Prima aiutò il fratello a distribuire i biglietti man mano che passano gli anni anche lui rimane affascinato dal mestiere, e stimolato da Ciccio, tuttavia non abbandonando mai il suo lavoro di origine, a tempo perso iniziò a cantare. Nel 1993 il regista Pasquale Scimeca lo vuole in un film di un fatto di cronaca successo a Caltavuturo nel 1893, il giorno di San Sebastiano. Con Scimeca partecipò anche al film “Un sogno perso” e poi nel 2008 ha partecipato alla “Macchina dei sogni” con Mimmo Cuticchio».