Lo storico lascia una importante eredità etica e culturale alla città. Un suo profilo scritto da due giornalisti, amici, ex allievi e collaboratori del professore Fallica
Si ha sempre il timore quando si consegna un ricordo che l’affetto e la stima possano prevalere sull’obiettività, ma nel caso del professore Vincenzo Fallica, questo timore viene fugato dalla certezza che egli era pieno di grandi qualità umane e intellettuali. Tuttavia vogliamo fornirvi una prova, se così si può definire, un riflesso di ciò che albergava nel suo animo gentile, riproponendo la sua ultima poesia, l’ultima almeno recitata in pubblico lo scorso 1 dicembre al “Recital di Santa Barbara” la diciassettesima edizione, dell’evento voluto dal professore Angelino Cunsolo.
A Santa Barbara
Barbara Santa di cielo vestita
di manto immacolato ricoperta
nella tua Vara sei portata
per le vie e piazze della Tua Città.
Tu sei la nostra amata Protettrice
da quel lontano 1576
quando la peste nera imperversava.
Ma le preghiere che volaron a Dio
furono accolte con benignitate.
La peste scomparì tutta d’un tratto.
La gente ti chiamò Nostra Patrona
e ancora Ti chiama Santa Benedetta.
Tu Patrona del fuoco e dei terremoti
sotto il tuo manto noi cerchiam salvezza.
La carestia, le cavallette le hai sconfitte,
con la Tua potenza e obbedienza a Dio
e alla Sua Madre Vergine Maria.
Ti supplichiamo ancora, Santa Barbara,
sotto il Tuo manto accogli noi Fedeli,
nelle calamità nostro conforto,
nelle calamità la nostra guida.
Un pensiero volgiamo al nostro amico
Angelino Cunsolo.
Egli ha voluto questo sacro omaggio
e continuiamo questo viaggio.
Vincenzo Fallica

Lui, di viaggio, ne ha intrapreso un altro, più lontano, ma quello che ci ha lasciato rimane. È un’eredità che non può essere ignorata. È un’eredità di saggezza e valorizzazione del passato come la memoria storica di un popolo, un retaggio che dovrebbe servire da guida per costruire il futuro. Il rigore nella ricerca storica, la dedizione con cui confrontava ed esaminava i testi, le fonti, i documenti e la soavità nell’insegnamento sono forse le sue qualità più spiccate, ma non era solo questo il professore Fallica.
Sicuramente la passione per la letteratura e la storia muoveva la sua esistenza, passione autentica che trasmetteva con generosità ai suoi allievi e a chiunque volesse approfondire la conoscenza del passato, quel tempo che ormai sembra ecclissato dall’istante. Lui, invece meditava e studiava le fonti prima di pronunciarsi. Parlava con cognizione di causa senza la minima protervia. Era umile e magnanime. Si commuoveva nel vedere i bambini poveri e orfani. Era un uomo buono. Non usava troppe parole, ma quelle giuste per quantità e qualità. Era un uomo moderato.
Il professore Vincenzo Fallica nasce a Paternò l’11 giugno del 1940, maggiore di tre fratelli (due maschi e una femmina), sin da subito manifestò la sua curiosità intellettuale distinguendosi a scuola. Si iscrisse al liceo classico e dopo proseguì gli studi conseguendo la laurea in Lettere Moderne. Insegnando sempre in istituti superiori tra Enna e Paternò, conclude la sua carriera di insegnante al “Francesco De Sanctis” di Paternò, da quel momento si dedica totalmente alla ricerca storica. Insegnava all’università della terza età, ed era ispettore onorario per gli archivi storici dell’Italia meridionale, fu presidente di SiciliAntica Paternò, fu conferenziere molto attivo e apprezzato, insomma non si è risparmiato nel campo culturale per la sua comunità.
Vincenzo Fallica è stato il maggiore storico paternese degli ultimi decenni. Non solo per l’erudizione che lo distingueva, ma anche per la metodologia che applicava nelle sue ricerche.

Egli lascia in eredità alla città di Paternò numerosi scritti, frutto del suo operato di attento e metodico lavoro storiografico. Oltre ai numerosi articoli pubblicati su periodici locali e su riviste specialistiche di carattere provinciale e regionale, sono da menzionare le opere di maggiore spessore. La “Storia di Paternò” fu pubblicata dall’Opera universitaria di Catania nel 1991, e costituisce il suo lavoro più sostanzioso, un libro in cui in maniera scientifica ed approfondita affronta il problema dell’origine del toponimo di Paternò; nella stessa opera Fallica descrive con dovizia di particolari il periodo dei moti rivoluzionari e dell’Unità d’Italia a Paternò. Quest’ultimo tema lo porterà a studi più mirati e quindi alla pubblicazione, nel 1987, de “I moti del 1896 a Paternò, Paternò nei secoli XIX e XX “; inoltre, nel 2002 pubblica “Il Risorgimento a Catania”, opera che ha raccolto molti consensi anche tra gli storici catanesi.
Ma il professore Fallica ebbe particolarmente a cuore lo studio della famiglia degli Aleramici in Sicilia e delle figure femminili vissute a Paternò in epoca medievale. Scrisse con assiduità di Adelasia del Vasto, e ancora di più della regina Bianca di Evreux, infatti per quest’ultima ebbe una speciale predilezione, e nel 2000 pubblicò una importante monografia dal titolo “Bianca di Navarra”. Inoltre si occupò dello studio di chiese e confraternite di Paternò e Catania, e di livello accademico furono le sue ricerche d’ordine storico-economico del territorio etneo. È del 2006 l’importante opera “Monasteri benedettini etnei”, un contributo fondamentale per la ricostruzione della storia degli Ordini monastici medievali in Sicilia. E gli studi, le ricerche e le pubblicazioni, che siano stati articoli, monografie o saggi sono continuati e continuavano ininterrotti, tanto che Vincenzo Fallica lascia opere inedite e incompiute.
Va ancora messo in rilievo il metodo storiografico del professore Fallica, il quale scriveva di storia basandosi esclusivamente su dati consolidati, spesso frutto di faticose ricerche d’archivio. Anzi, il suo tratto caratteristico, quasi un “dogma” al quale non rinunciava mai, era la puntigliosa ricerca di fonti scritte, documenti e quant’altro comprovasse, arricchisse o approfondisse il tema che aveva sottomano e di cui stava scrivendo. Un metodo storico “scientifico” dunque – poiché la storiografia è anche scienza – quello di Vincenzo Fallica, acquisito e affinato nel corso della sua vita grazie a frequentazioni e contatti con ambienti accademici e con storici di spessore; un metodo, il suo, imprescindibile per chiunque vuole scrivere di storia ma che in pochi possiedono o fanno uso, una metodologia che il professore Fallica aveva insito nel suo DNA.