A diversi giorni dall’aggressione, nessun gesto di condanna pubblico da parte dell’amministrazione
Assordante silenzio. È questa la reazione pubblica assunta dall’amministrazione comunale di Santa Maria di Licodia dopo l’aggressione subita da un agente di Polizia municipale avvenuta negli scorsi giorni. Aggressione che ha indignato tutta la popolazione licodiese che ha manifestato il proprio disappunto attraverso messaggi social di condanna, ma che non ha suscitato la volontà di esternare pubblicamente la stizza di chi questa città la guida ormai da quasi un decennio. Preso forse da riunioni notturne di “carboneria” per meglio definire gli assetti politici di palazzo, dove il problema delle ore in cui il vigile veniva aggredito era capire chi sarebbe stato il terzo assessore della giunta, il primo cittadino Totò Mastroianni non ha manifestato condanna pubblica per quanto subito dal dipendente del comune che ricopre un ruolo di pubblico ufficiale, né tramite un comunicato stampa, né con un post su quella che, ormai, è diventata la pagina Facebook ufficiale del primo cittadino .
Più che dovuto, un intervento ufficiale da parte della politica locale. Un atto di questo tipo sarebbe stato necessario sia per manifestare vicinanza umana nei confronti del poliziotto aggredito, che stava facendo rispettare le regole in questo comune dominato spesso dal disordine, sia per condannare duramente il gesto verificatosi, affinché atti simili non diventino quotidianità: non vorremmo che qualcuno pensasse che la massima istituzione cittadina sia insensibile verso la violenza. Azione pubblica che probabilmente era attesa dai colleghi della Municipale che quotidianamente operano in strada, lontani dalla sicurezza delle stanze di palazzo; attesa dai cittadini; attesa, probabilmente, anche dalla stessa vittima che attraverso alcuni post sui social è stata, addirittura, identificata come carnefice.
Ma si sa, a Santa Maria di Licodia tante cose sono “desaparecidos”, così come i consigli comunali sulla sicurezza aperti alla cittadinanza scomparsi da tempo dall’aula del Palazzo di Città, che si sarebbero dovuti celebrare con cadenza trimestrale. Una deliberazione votata all’unanimità dei consiglieri di maggioranza e opposizione della prima sindacatura Mastroianni, nel marzo 2016, ma che da luglio di quell’anno non vedono più apparire all’ordine del giorno del civico consesso la tematica sicurezza affrontata in una discussione d’aula aperta anche alla cittadinanza. Come sempre, le buone intenzioni, alla lunga, si intorpidiscono.
Un dibattito, quello sulla legalità, che – al contrario – va tenuto alto quotidianamente e non solo due volte l’anno quando ci si ritrova a commemorare eroi del nostro tempo come Falcone e Borsellino, che sono e resteranno per i siciliani onesti una guida morale. Un’eredità che dovrebbe guidarci ogni giorno, nei comportamenti quotidiani, come la sosta dell’auto nelle regole, e negli “eventi” eccezionali, come è stata l’aggressione. Solo così si potrà rafforzare la credibilità delle istituzioni e delle Forze dell’ordine nel territorio cittadino.