Da Facebook il nostalgico ricordo di quel che fu il teatro per il paese. Don Salamone: «Affidamento a privati? Si facciano avanti le persone giuste e possiamo parlarne»
“Rivoglio il mio Teatro San Giuseppe. Mi manca troppo!!!”. È bastato questo post su una pagina Facebook scritto da un utente licodiese per suscitare – sul social principale del web – una serie di commenti in ricordo ed a sostegno di quello che un tempo era uno di quei pochi luoghi di Santa Maria di Licodia che riusciva a catalizzare la presenza di tantissimi cittadini licodiesi (e non solo). Un luogo, il “Cine-teatro San Giuseppe” di proprietà della curia, che su quel palco ne ha viste passare tante di opere, del calibro di Eduardo, del Verga e del Martoglio, senza tralasciare anche diversi musical, opere musicali e concerti bandistici, ma che ormai da circa 6 anni è chiuso al pubblico. Una chiusura dettata da una normativa che è caduta come una ghigliottina sul piccolo teatro, rendendolo di fatto inagibile sotto l’aspetto delle norme di sicurezza dei luoghi pubblici. Una struttura che riusciva ad essere luogo di ritrovo per giovani e meno giovani, i quali si dilettavano in quel fantastico micromondo chiamato “palcoscenico”.
«Luogo di infinita cultura, ritrovo, ricreativo… Anch’io rivoglio il mio teatro», oppure «Risate… Pianti… Cinema con le amiche… Catechismo… Esperimenti… Le urla di Melo (Minissale, regista della compagnia teatrale licodiese Brigata d’Arte, ndr) che si sentivano dalla piazza!!! Rivoglio tutto!!!». Sono questi solamente alcuni dei commenti che fanno capire quanto importante sia stata quella struttura per un piccolo paese come Santa Maria di Licodia. «Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri, nella vita, recitano male – diceva Eduardo De Filippo – e il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita» sono certamente espressione di questa voglia di dare un “vero senso della vita” che si è persa ormai da tempo.
Yvii 24, ha chiesto al sacerdote Don Santino Salamone, attuale parroco delle parrocchie Santissimo Crocifisso e Madonna del Carmelo – e quindi anche amministratore dei beni della curia a livello locale tra cui il Teatro – alcune delucidazioni sulla questione “San Giuseppe”. «Il Teatro ha un suo progetto. Occorrono i finanziamenti giusti e sufficienti per ristrutturare e mettere a norma l’immobile secondo i criteri e i requisiti previsti per i teatri in quanto strutture di pubblica utilità. Qualche anno fa il progetto è stato presentato alla Regione Siciliana. Ma come tanti altri progetti, anche questo è statao accantonato. La Regione non ha i soldi per pagare gli stipendi, figuriamoci se possa finanziare un progetto di 180 o 200 mila euro circa».
Apertura da parte del sacerdote alla domanda di Yvii24 sull’idea, suggerita da tanti come soluzione, di affidare il bene ad un privato, che procederebbe prima alla messa a norma della struttura e poi alla gestione della stessa: «Si facciano avanti le persone giuste e possiamo parlarne. Anzi ben vengano queste persone, purché non sia un’opportunità di campagna elettorale, visto il momento di impegno politico a Licodia per le prossime elezioni, con una pianificazione che vada oltre la strumentalizzazione politica e che veramente faccia il bene della collettività. Non vorrei che si stia parlando adesso solo per opportunità di campagna elettorale».
Dal punto di vista strutturale e tecnico abbiamo sentito anche l’ingegnere Gianni Patti che ha curato la redazione di due progetti presentati alla Regione Siciliana per la ristrutturazione strutturale dell’immobile. «Abbiamo presentato un primo progetto nel 2012 che prevedeva per il comune un ruolo centrale, con la realizzazione di un “cantiere scuola”, ma già sapevamo che era di difficile approvazione, perchè la struttura è di proprietà ecclesiastica che è un ente privato. Nel 2014, si è provata una seconda strada, cercando il finanziamento del progetto, per un importo di 200 mila euro, direttamente dalla Presidenza della Regione, attraverso i fondi ex art.38 dello Statuto Regionale; questi sono dei soldi a disposizione diretta del governatore della regione. In entrambi i casi non abbiamo mai avuto risposta».
Entrambi i progetti prevedevano azioni che miravano alla ristrutturazione della struttura, all’abbattimento delle barriere architettoniche, al rifacimento dei camerini, all’allacciamento dei bagni alla rete fognaria, alla realizzazione di una scala d’emergenza con via d’uscita sul chiosco per il deflusso della platea superiore, al rifacimento degli intonaci e di tutto il rivestimento interno con materiale ignifugo e ogni altra azione mirata alla messa a norma della struttura, compreso gli impianti.