La famiglia ha comunque deciso di rimanere a casa fino a mercoledì, quattordicesimo giorno dall’arrivo del 29enne da Codogno
La notizia era già nell’aria da ieri sera, quando attraverso un nostro articolo abbiamo richiamato un lancio di agenzia pubblicato dall’Ansa: “L’ordinanza sindacale di quarantena del 29 enne licodiese proveniente da Codogno – centro caldo dei focolai italiani di Coronavirus ndr – estesa anche alla sua famiglia è da ritenersi nulla”. A confermarlo è il legale della famiglia licodiese, l’avvocato Adriana Palumbo, che ha inviato proprio in questi minuti una Pec al sindaco di Santa Maria di Licodia Salvatore Mastroianni, alla luce del nuovo decreto contenente le nuove misure contro la diffusione del Coronavirus siglato nella serata di ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Il legale scrive in una lettera con oggetto “Comunicazione a seguito del Decreto del Consiglio del Ministri approvato in data 1 marzo 2020 – Ordinanza Sindacale n. 4 del 24 febbraio 2020”:
Il sottoscritto legale, facendo seguito alla Nostra nota del 28 febbraio 2020, in cui si chiedeva l’annullamento in autotutela dell’ordinanza n. 4 del 24 febbraio 2020 per le ragioni ivi indicate ed alla nota del successivo 29 febbraio, in cui si insisteva sulla definizione bonaria della vicenda, anche a seguito delle dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Sanità, dott. Razza, in nome e per conto dei miei assistiti, con la presente, rappresenta quanto segue.
Alla luce delle intervenute disposizioni del Decreto del Consiglio del Ministri approvato nella serata di ieri, 1 marzo 2020, recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, allo stato attuale risulta superfluo un ricorso in sede Giurisdizionale al TAR Catania, in quanto il testo dello stesso Decreto prevede espressamente l’inefficacia della data odierna delle ordinanze contingibili ed urgenti.
In particolare l’art 6, comma 2, stabilisce che dalla data del 2 marzo 2020 “cessano di produrre effetti il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2020, nonche’ il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2020. Cessa altresi’ di produrre effetto ogni ulteriore misura anche di carattere contingibile e urgente, adottata, ai sensi dell’art. 3, comma 2, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6.”
Sicchè, seppur liberi di circolare e recarsi in luoghi pubblici sin dalla giornata di oggi, essendo l’ordinanza da oggi priva di efficacia, e seppur stremati dall’isolamento forzato, senza assistenza sanitaria ed in balia di se stessi, i miei assistiti per esclusivo dovere civico e senso etico di responsabilità, pur ribadendo le posizioni espresse da Codesto legale in merito all’ordinanza ad essi applicata, completeranno volontariamente la quarantena dei 14 giorni prevista da protocollo sanitario in data mercoledì 4 marzo c.m., decorrenti non già, dalla data di notifica dell’ordinanza, ma dall’allontanamento del mio assistito, dalla città di Codogno.
Una vicenda che ha fatto parlare tanto, quella del licodiese rientrato da Codogno, che ha nettamente spaccato l’opinione pubblica sia tra le vie cittadine che sui i social. Se da un lato c’era chi ritenesse eccessivo il provvedimento del sindaco, dall’altro c’è stato chi ha ritenuto corretto l’isolamento dell’intera famiglia. Notizia ripresa anche dalla testata regionale di Rai 3 nella giornata di sabato, quando il legale della famiglia aveva inviato una missiva al sindaco Mastroianni attraverso la quale veniva richiesta la revoca in autotutela dell’ordinanza di quarantena per 14 giorni con sorveglianza attiva.
Una storia nella storia, quella che a diverse riprese è stata raccontata dalla nostra testata, considerato che nel nucleo familiare è presente un soggetto cardiopatico, che in questi giorni non ha potuto avere assistenza e contatti diretti con il proprio medico. L’intera famiglia ha, comunque, manifestato l’intenzione di rispettare i 14 giorni di quarantena, che scadranno mercoledì, quattordicesimo giorno dalla data in cui l’uomo ha lasciato Codogno per ritornare a Santa Maria di Licodia.
Abbiamo chiesto un commento sulla nullità dell’ordinanza, al sindaco di Santa Maria di Licodia Totò Mastroianni che ci ha così risposto: «Ho emesso l’ordinanza il 24 febbraio prima delle direttive regionali e nazionali, che sono arrivate il 25 ed il 26 febbraio da parte del Presidente della Regione, e il 28 da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri. E, inoltre, l’ho emessa dopo aver contattato gli enti preposti: l’Azienda sanitaria provinciale e la Prefettura dove mi sono recato di persona. In mancanza di direttive, ho pensato di emettere l’ordinanza per tutelare il giovane e la comunità. Ho poi inviato l’ordinanza sia all’Asp che alla Prefettura e nessuno mi ha detto che era sbagliata o che andava rettificata. L’Azienda sanitaria non ha fatto nemmeno un intervento in casa di questo signore nonostante nell’ordinanza stessa abbia scritto “applicazione della misura della quarantena, con sorveglianza attiva”».
Dal canto suo, il 29enne non ha manifestato in questi giorni alcun sintomo influenzale. Era stata la stessa Asp, più volte contattata dall’interessato, a non aver intrapreso nessuna azione di contenimento nei suoi confronti e nei confronti di chi era venuto in contatto con lui. L’intenzione di rispettare la quarantena a prescindere dalla nullità dell’ordinanza, rasserena l’ambiente di Licodia e dimostra che la battaglia del 29enne era tutta di principio. Lui, dal canto suo, rispettandola, ha mostrato grande sensibilità nei confronti dei suoi concittadini.
(La dichiarazione del sindaco di Santa Maria di Licodia, Totò Mastroianni, è stata raccolta da Pietro Nicosia)