È il dna a dare la conferma. Il magistrato ordina la restituzione della salma alla famiglia
Adesso c’è la conferma: il cadavere ritrovato in avanzato stato di composizione il 4 ottobre scorso in via del Trebbiatore, a Biancavilla, è di Daniele Cancemi, il 29enne licodiese scomparso da casa il 30 agosto scorso e mai più rientrato. A fugare ogni dubbio sarebbe stato il dna sui resti rinvenuti all’interno del terreno incolto, al confine fra il comune pedemontano ed il territorio di Santa Maria di Licodia. Sono stati gli accertamenti accurati del medico legale Orazio Cascio a dare un nome al corpo di via del Trebbiatore. Il magistrato Andrea Ursino ha già disposto la restituzione della salma alla famiglia per i funerali. Di Daniele Cancemi si persero le tracce nel pomeriggio del 30 agosto scorso. Dopo aver pranzato insieme al padre, il 29enne rientrò nella sua abitazione, che si trova poco distante, in di zona “Serra Orto”. Mise in moto la lavatrice e poi uscì di casa per non farvi più ritorno.
L’allarme scattò non appena i familiari si resero conto che Daniele non era rientrato a casa. Della sparizione si occupò anche la trasmissione Rai “Chi l’ha visto” e tanti appelli vennero lanciati nella speranza che qualcuno lo avesse visto. Ma tutto fu vano.
Il 4 ottobre scorso la segnalazione del rinvenimento di un corpo in un’area di campagna di Biancavilla, adiacente via del Trebbiatore, estremo lembo sud-orientale del territorio comunale. Sul posto i Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche e i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Paternò con in testa il Comandante Capitano Angelo Accardo, i militari delle stazioni di Biancavilla e Santa Maria di Licodia, gli uomini del Commissariato di Polizia di Adrano. Sulla scena del ritrovamento anche il Sostituto Procuratore dellai Repubblica presso il Tribunale di Catania, Andrea Ursino, ed il medico legale Orazio Cascio (rileggi l’articolo) .
Il corpo senza vita, di un uomo in giovane età, si presentava in avanzato stato di decomposizione e dilaniato dal morso degli animali, cani randagi, soprattutto, ma anche rapaci e roditori.
Il capo era staccato dal tronco, circostanza che non ha ancora avuto una spiegazione definitiva: sono stati gli animali a infierire sui poveri resti mortali, e a causare il distacco della testa dal resto del corpo, oppure le cause della morte? Non è ancora chiaro se la morte di Daniele Cancemi sia stata naturale, accidentale, oppure se si tratti di omicidio.
A due giorni dal ritrovamento, due persone di 38 e 25 anni sono state iscritte sul registro degli indagati per omicidio aggravato, sequestro di persona a scopo estorsivo e minacce. Ad occuparsi delle indagini, coordinate dal Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Raffaella Agata Vinciguerra, i Carabinieri della Compagnia di Paternò. L’atto, al momento, permane come ipotesi di reato, citate (insieme ai nomi) in un atto notificato alla famiglia Cancemi. Le due persone risultano indagate a piede libero. L’atto non sarebbe stato diretta conseguenza del ritrovamento del cadavere (rileggi l’articolo).
Adesso c’è la conferma che il corpo scheletrificato rinvenuto in una giornata dei primi d’ottobre del 2016 è del 29enne licodiese. La prima, soltanto la prima delle risposte che la famiglia e gli amici di Daniele attendono.
(Ha collaborato Luca Crispi)