«Nessuno può togliere la vita e nessuno tocchi “Caino”, ma abbiamo bisogno di giustizia», le parole forti del parroco Don Santino Salamone durante le esequie del giovane licodiese
Sotto una pioggia scrosciante, come se Dio volesse piangere per questo grave atto di violenza che ha scosso la piccola cittadina di Santa Maria di Licodia, sono stati officiati oggi alle 15.30 da Don Santino Salamone, all’interno della Chiesa Madre SS. Crocifisso di Piazza Umberto I, le esequie del 29 enne licodiese Daniele Cancemi.
Una cerimonia composta, commossa alla quale nessuno avrebbe mai voluto partecipare, che ha visto la presenza di tanti amici e parenti del giovane Daniele che aveva fatto perdere le traccie di sé il 29 agosto scorso e ritrovato senza vita dopo poco più di 2 mesi nelle campagne tra Biancavilla e Santa Maria di Licodia.
Parole forti, sentite, per nulla di circostanza, ma piene di speranza, che hanno di certo scosso le coscienze dei presenti, quelle pronunciate dal parroco Santino Salamone durante la breve omelia prevista all’interno del rito.
«La tragedia che ci ha colpito, ci lascia muti, senza parole, chiusi in un dolore che forse soltanto il tempo riuscirà a cancellare». Sono state queste le parole di consolazione che Don Santino ha rivolto ai fedeli presenti, incentrando poi l’omelia sulla Misericordia e sulla Giustizia.
«Tutti abbiamo bisogno di verità, tutti abbiamo bisogno di una risposta – ha continuato il sacerdote – perchè non possiamo accettare la morte di un giovane e soprattutto non possiamo accettare le modalità di come è avvenuta la morte di Daniele. Abbiamo bisogno anche di Giustizia, abbiamo bisogno nello stesso tempo anche di Misericordia».
Il sacerdote ha anche rivolto delle parole di esortazione alle istituzioni, chiedendo che «la morte di Daniele non rimanga un fatto isolato, ecco perchè abbiamo bisogno di verità e comprendere cosa è realmente successo»
«Nessuno può togliere la vita e nessuno tocchi “Caino” – a conclusione e con forza grida dal leggio padre Salamone – ma abbiamo bisogno di giustizia, che significa vivere nella verità. Tutti siamo responsabili gli uni a gli altri di ciò che accade. Chi sa parli! Non abbiamo bisogno di vendette ma abbiamo bisogno di misericordia»
Alla fine della celebrazione, dei raggi di sole – come a voler riscaldare i cuori dei familiari afflitti dal dolore – hanno illuminato il feretro color mogano con all’interno il corpo del giovane Daniele che è stato portato a spalla verso il civico cimitero. Ad accompagnare l’uscita della bara, un lungo applauso e dei palloncini con la forma di cuore bianco ed uno di colore rosso con scritto “Daniele” hanno preso il volo verso il cielo.
(Articolo di Pietro Nicosia e Luca Crispi)