Ancora innumerevoli disagi in tutta la provincia. A Licodia una famiglia messa a dura prova
«Siamo stati posti agli arresti domiciliari senza aver commesso alcun reato». È questo il grido di denuncia lanciato attraverso la nostra testata da parte di un licodiese che insieme a sua moglie e i suoi tre figli sono rinchiusi in casa da 27 giorni. Il 13 novembre scorso l’uomo, dopo essere rientrato dall’estero a seguito di un viaggio di lavoro, si era sottoposto al tampone rapido presso un laboratorio privato, risultando positivo al Sars-Cov2. Un’odissea come tante, quella del licodiese e della sua famiglia, che come tante storie legate al Covid-19 fanno emergere un sistema di gestione dell’emergenza collassato su più fronti.
«Dopo aver ricevuto l’esito del tampone rapido positivo, chiamo subito il medico di famiglia che ha proceduto con la segnalazione all’Asp. Veniamo sottoposti insieme a mia moglie al primo tampone molecolare 5 giorni dopo (il 18 novembre, ndr), recandoci all’ex ospedale di Adrano» spiega ad Yvii24 il protagonista. «Solo giorno 22 novembre veniamo informati che il mio tampone è positivo mentre quello di mia moglie è risultato danneggiato. L’esito incerto del tampone di mia moglie, che è un dipendente pubblico, ha creato non pochi problemi anche nel rilascio della certificazione di malattia da parte del medico di base».
Ma oltre al danno, anche la beffa. A mettersi di mezzo tra una lungaggine burocratica e l’altra ci si mette anche il maltempo. Lo stesso 22 novembre, la famiglia era riuscita a pianificare il secondo tampone per giorno 28 novembre, ma a causa del violento temporale che si è abbattuto sulla città, tutto è saltato. «Aspettavamo il personale dell’Usca, ma ho scoperto solo dopo che avevano annullato tutte visite domiciliari senza che nessuno si premurasse ad informarci e a pianificare un nuovo appuntamento. Il lunedì successivo ho provato a chiamare vari numeri, compresi i numeri utili messi a disposizione dell’Asp, senza ricevere, come sempre, alcuna risposta. Solo grazie ad un medico dell’Asp di Adrano che ha risposto al telefono, siamo riusciti a sottoporci al tampone molecolare durante il “drive-in” di Biancavilla dello scorso 2 dicembre, dove il personale dell’Usca ci attendeva». Esito dei tamponi che, a distanza di 7 giorni, non è stato notificato agli interessati.
Solo oggi, due ulteriori tasselli si aggiungono alla vicenda. «Il medico di famiglia ci ha fatto sapere che i nostri tamponi sono congelati perché in quella giornata ne hanno eseguiti troppi e non stanno riuscendo a smaltirli. Nel frattempo, ci hanno contattato dall’Usca dicendo che forse l’esito dei nostri tamponi non arriverà mai e che a breve dovrei ricevere il certificato. Prevedo un Natale isolati» commenta con timore il licodiese. Intanto il tempo passa e le giornate scorrono, facendo segnare 22 giorni dal primo tampone molecolare che ha di fatto ha sancito l’avvio ufficiale della quarantena. La famiglia – in assenza di sintomi nei tre giorni precedenti – potrebbe dunque essere libera anche in presenza di un tampone molecolare positivo il cui esito non è dato conoscere quando arriverà. Ma così non è. «Senza certificato di guarigione ci è stato detto che non possiamo uscire di casa e mia moglie non potrà tornare al lavoro».
Altra pesante difficoltà è quella sul fronte dei rifiuti ed al mancato ritiro della spazzatura prodotta da un’utenza Covid. Il garage del licodiese ormai si è trasformato in una discarica con il relativo impatto sulla salute che tutto questo potrebbe generare. Solo oggi, dopo un ritiro avvenuto settimana scorsa con i rifiuti posti all’interno del doppio sacco nero, la famiglia ha scoperto che i rifiuti devono essere posti all’interno di un sacco e di uno scatolo fornito dalla ditta, pena il non ritiro dell’immondizia. «Dovrò rimescolare la spazzatura per porla in questo scatolo. Nel mio garage restano da smaltire altri 4 sacchi che a questo punto non so quando verranno ritirati. Cos’altro ancora dobbiamo sopportare?», conclude con rassegnazione il licodiese.