Oltre un anno fa il sindaco Salvatore Mastroianni aveva dichiarato: “Dobbiamo provvedere al più presto”
L’amministrazione comunale di Santa Maria di Licodia tenta di abbattere le barriere architettoniche delle proprie strutture, ma dimentica le promesse fatte più di un anno fa, su questa tematica, dal primo cittadino Salvatore Mastroianni. Con una delibera dello scorso 30 dicembre la giunta municipale di Santa Maria di Licodia ha dato il via libera al posizionamento all’interno della biblioteca comunale di Palazzo Ardizzone di 2 rampe mobili che permetteranno l’accesso nella struttura alle persone diversamente abili. Una spesa di 500 euro che consentirà, come si legge nella delibera, “l’accesso alle persone diversamente abili, almeno nella parte prospiciente la via Vittorio Emanuele”.
Cosa buona, se non fosse che altre strutture comunali – con un maggiore flusso di utenza rispetto a quella di palazzo Ardizzone – rimangono totalmente inaccessibili a chi vive quotidianamente il dramma di una disabilità motoria. Ed oggi, alla luce di questa delibera ed a distanza di oltre un anno della segnalazione raccolta dalla nostra testata, da parte di una disabile licodiese che nel settembre del 2018 non riuscì ad accedere all’ufficio anagrafe di via Garbaldi a causa dei tanti gradini presenti (rileggi l’articolo), ci si chiede cosa sia stato fatto dall’amministrazione affinché sia realizzato quell’assolvimento di “precisi obblighi di legge che prevedono la necessità di risolvere ogni impedimento all’accesso alle persone diversamente abili negli uffici pubblici” citati nella delibera di qualche giorno fa.
«Dobbiamo provvedere al più presto», aveva replicato lo scorso anno il sindaco Mastroianni alla segnalazione della licodiese. Una questione che si sarebbe dovuta comunque risolvere con l’approvazione del primo bilancio utile. «Mi auguro che con l’approvazione del bilancio – aveva detto ancora il sindaco – riusciremo a fare questa opera che comunque ha un costo. Io penso che l’unico strumento valido qui è la scivola, perché le sedie non funzionano e si bagnano». La penuria di fondi pubblici per i problemi sociali è scusa vecchia, clamorosamente smentita dalla prima sagra che, politicamente, si traduce in consenso.
E nell’attesa di un fantomatico bilancio che possa prevedere al suo interno le somme utili all’adeguamento architettonico, i disabili continueranno a rimanere al di fuori dei palazzi comunali. Fuori dal palazzo di piazza Umberto, dove gli scalini presenti e l’assenza di un citofono esterno, non permettono di raggiungere il montascale posizionato all’interno della struttura e fuori dall’ufficio anagrafe e dell’ufficio tecnico, perché i tanti gradini impediscono l’accesso agli uffici. Restiamo in attesa di conoscere dal primo cittadino la motivazione secondo cui a questi cittadini, che non sono certo di Serie B – anche se la politica dei proclami fa di tutto per renderli tali -, viene negato il sacrosanto diritto di entrare in casa propria considerato che ,gli edifici pubblici, questo dovrebbero essere per tutti.