Dopo il virus del Sars-Cov2, a Santa Maria di Licodia sembrerebbe essersi diffuso un nuovo e fastidioso germe che avrebbe fatto perdere la razionalità a chi sta predisponendo la segnaletica orizzontale cittadina. Stiamo parlando del virus delle “strisce pazze”. L’ultima segnalazione in ordine cronologico, è quella che giunge da una famiglia di via Ameglio, che qualche giorno fa ha visto realizzare uno stallo riservato ai disabili proprio davanti al portone di ingresso dell’abitazione. “Quando c’è un’auto che giustamente ha diritto a sostare all’interno dello stallo riservato ai disabili ci è impossibile poter accedere all’interno dell’abitazione” spiega ad Yvii24 il cittadino licodiese.
Diverse sarebbero state le richieste da parte di questa famiglia al comune, affinché il posto riservato ai portatori di handicap venisse spostato o quantomeno ridimensionato, al fine di poter accedere agevolmente a casa. Dal comune, però, ad oggi non sembrerebbe essere giunta alcuna azione concerta. “Dal comando della polizia municipale, affinché la striscia gialla venisse cancellata, ci hanno consigliato di realizzare una piccola scivola così da creare una piccola rampa carrabile. Ma in realtà, il portone davanti al quale è stato realizzata la striscia gialla, non è l’accesso per un garage. Saremo così costretti a pagare anche il costo previsto per il passo carrabile per entrare a casa”.
Ma ci si chiede, la realizzazione di uno stallo di sosta davanti ad un portone, non farebbe venire meno il diritto di entrare in casa, disciplinato dall’art.157, comma 2, del codice della strada? Altresì, come si sposa quello stallo con il reato di violenza privata sancito dall’art. 610 del codice penale, considerato che la suprema Corte di Cassazione – sez. Penale – ha affermato che “l’azione ostruzionistica esercitata parcheggiando l’auto davanti al cancello di un’abitazione in modo da impedire l’uscita dalla stessa, si configura come violenza privata, anche se priva dei connotati della violenza o della minaccia in senso stretto”? Chissà, se almeno questa volta, un buon “antivirale” di buon senso da parte dell’amministrazione comunale potrà essere risolutivo al problema, senza esborso di denaro da parte dei cittadini.