Il 3 novembre 2018 un’ondata di maltempo si era abbattuta sulla Sicilia occidentale, in particolare nella provincia di Palermo causando una tragedia in un’abitazione.
LA TRAGEDIA
A Casteldaccia, una casa di campagna ubicata in contrada Dagale Cavallaro, fu travolta dalle acque del vicino fiume Milicia. Nell’abitazione erano riuniti due nuclei familiari, per un totale di 12 persone, le vittime furono nove: i nonni con le due famiglie dei figli: Rachele Giordano, un anno; Federico Giordano, 15; la madre Stefania Catanzaro, 32; il nonno Antonino Giordano, 65, e la moglie Matilde Comito di 57; il figlio Marco Giordano, 32, e la sorella Monia Giordano, 40; Francesco Rughoo, 3 anni, Nunzia Flamia 65 anni. Il capofamiglia, Giuseppe Giordano e la nipote si erano allontanati dalla casa per una commissione poco prima della tragedia e si sono salvati. Tra i dieci rimasti nella villetta c’era stato un unico sopravvissuto che si è salvato arrampicandosi su un albero. La famiglia aveva preso la casa in affitto da un paio d’anni.
L’INDAGINE
L’indagine fu condotta dai Carabinieri e coordinata dal procuratore capo di Termini Imerese (Pa) Ambrogio Cartosio e dai sostituti Luisa Vittoria Campanile e Carmela Romano.
La villetta risultò essere abusiva e gravata da un provvedimento di demolizione emesso dopo l’alluvione del 2009. Fatti dei quali i locatari non erano stati messi a conoscenza.
LA SENTENZA
Ieri il Tribunale di Termini Imerese ha emesso la sentenza di 1° condannando a tre anni di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, l’architetto Maria De Nembo e il proprietario della villetta Antonino Pace, disponendo una provvisionale di 100 mila euro in favore di Luca Rugho e altrettanto Giuseppe Giordano che nella tragedia persero diversi parenti. Il tribunale ha deciso provvisionali da 50 a 30 mila euro per le altre parti civili rappresentate dagli avvocati Barbara Mistretta, Maria Valentina Morgana e Anthony De Lisi, mentre i danni verranno liquidati in separata sede civile.
LA DICHIARAZIONE DEL SINDACO
Il sindaco di Casteldaccia dopo avere appreso della sentenza ha dichiarato “Tengo a comunicare a tutti i miei cittadini che in me permane la massima serenità sia per la consapevolezza di una mia assoluta innocenza che con tutte le mie forze ho cercato di affermare in questa sede, e che ancor più energicamente cercherò di chiarire nei futuri gradi di giudizio, sia in vista delle imminenti elezioni amministrative che mi vedono, ancora una volta, candidato ad amministrare il nostro amato paese. Mi preme precisare come la predetta sentenza non possa in alcun modo incidere negativamente sulle imminenti elezioni comunali del 28 e 29 maggio (determinare cioè una mia incandidabilità, sospensione o decadenza), non rientrando il capo d’imputazione oggi a me addebitati nel’ alveo delle fattispecie di reato per cui agli artt. 10 ed 11 del D.Lgs. 31 dicembre 2012, n. 235 ( legge Severino) prospetta tali negativi effetti. Nemmeno la stessa interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria, trova oggi applicazione, trattandosi di sentenza non definitiva. Certo che il prosieguo dei narrati eventi giudiziari, per la mia assoluta fiducia nella giustizia, potranno giungere ad una pronuncia assolutoria”.
NOTA
È bene sottolineare che, secondo il consolidato principio della presunzione di innocenza vigente nel nostro ordinamento, la colpevolezza in relazione alla vicenda in esame sarà definitiva solo allorquando interverrà nei loro confronti una sentenza di condanna passata in giudicato.
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