Il pubblico ministero del Tribunale di Catania Andrea Bonomo, ha chiesto al giudice Carla Valenti la pena a 30 anni di reclusione per il barelliere Agatino Scalisi che si trova coinvolto nell’inchiesta “Ambulanza della Morte” scaturita dopo le denunce del giovane imprenditore di un’agenzia funebre Luca Arena e un’inchiesta giornalistica portata avanti dal programma Mediaset “Le Iene”. Scalisi, a differenza dell’imputato Davide Garofalo – già condannato in primo grado all’ergastolo lo scorso mese di maggio – ha scelto la linea processuale del rito abbreviato. A carico di Agatino Scalisi, l’accusa di omicidio di una donna avvenuto a bordo dell’ambulanza degli orrori nel tragitto tra l’Ospedale Maria Santissima Addolorata e la sua abitazione.
Particolari orrendi, quelli raccontati dai testimoni all’interno delle diverse puntate del format Mediaset ed emersi anche nelle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Paternò. L’ambulanza sulla quale si consumavano questi omicidi, stazionava spesso all’interno o in prossimità dell’ospedale Maria Santissima Addolorata di Biancavilla sotto gli occhi di tutti. Una spietatezza a tratti cinica, quella che Garofalo e Scalisi avrebbero portato avanti per anni, nei confronti di chi aveva avuto la sfortuna di capitare su quella maledetta “portantina della morte”.
Orrori che venivano portati a termine per guadagnare circa 300 euro, legati alla vestizione della salma, anziché i classici 30-50 euro previsti per un normale trasporto sanitario. I “guadagni”, sarebbero poi stati suddivisi con i clan biancavillesi e adraniti. L’ordine, dunque, sarebbe stato solo uno, ovvero quello di “uccidere”. Una sorta di dolce morte che veniva praticata con 3, 4, 5 iniezioni di aria in vena nel tragitto tra l’ospedale e la casa del paziente, dove quest’ultimo arrivava privo di vita. E se qualche parente si chiedeva come fosse sopraggiunta la morte in pochi minuti, la risposta dei barellieri era sempre la stessa: “Ma non gliel’ha detto il dottore che era grave?”. Ma se le iniezioni di aria non fossero state sufficienti a far morire il paziente trasportato, i due avrebbero “finito” l’anziano soffocandolo con un cuscino fino a provocarne la morte.