Cos’è Resto al Sud? Si tratta di un incentivo rilasciato con l’obiettivo di stimolare la nascita di nuove attività imprenditoriale nelle regioni del Mezzogiorno
L’Italia si conferma paese dei liberi professionisti: negli ultimi anni è infatti stato registrato un aumento dei lavoratori indipendenti. La volontà di fare impresa in modo autonomo è quindi sempre maggiore nel nostro paese, e a invogliare i lavoratori a intraprendere questo percorso è soprattutto la flessibilità che le nuove professioni offrono. Negli ultimi 6 anni infatti il numero di freelancer, i nuovi professionisti indipendenti, nel nostro paese è cresciuto del 51,6%, mentre gli iscritti agli ordini sono aumentati del 5,8%.
Da uno studio promosso da Confcommercio si contano attualmente circa 1.300.000 liberi professionisti in Italia, che corrispondono al 6% degli occupati, di cui la maggior parte iscritti a un albo o a un ordine. In particolare, è al Sud Italia che si registra l’incremento principale, con una crescita del 73% nel numero di freelance andato a compensare la disoccupazione che ha caratterizzato gli anni tra il 2009 e il 2015. Ed è proprio per loro che finalmente arrivano buone notizie, dato che l’agevolazione Resto al Sud da quest’anno si apre anche alle partite iva.
Resto al sud: le novità sui requisiti di accesso
Facciamo innanzitutto chiarezza: cos’è Resto al Sud? Si tratta di un incentivo rilasciato con l’obiettivo di stimolare la nascita di nuove attività imprenditoriale nelle regioni del Mezzogiorno e offre un’agevolazione fino a 200.000 euro.
Con il decreto del 5 agosto 2019 la base di beneficiari si è estesa includendo anche i professionisti oltre alle imprese. Oltre a questo, si è allargata anche la fascia di età di riferimento, che ora va dai 18 ai 45 anni. In sintesi, non sarà più necessario essere iscritti a un albo o a un ordine per avere accesso agli incentivi a fondo perduto.
Quali sono i restanti requisiti? Naturalmente essere residenti in una delle 8 regioni del Sud: Abruzzo, Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, non essere in possesso di un contratto a tempo indeterminato, non essere titolare di un’impresa in esercizio dal 21 giugno 2017 e, infine, non essere titolari di Partita Iva nei dodici mesi antecedenti la presentazione della domanda per la stessa attività per cui si richiede l’agevolazione.
Freelance: le migliori piattaforme su cui trovare lavoro
Cresce il numero di freelance soprattutto all’interno delle nuove professioni digitali, amate particolarmente dalle nuove generazioni. La quantità di liberi professionisti nella fascia dai 14 ai 24 anni è salita infatti all’85,7%, arrivando invece al 76% per la fascia tra i 25 e i 34 anni. Tra questi, moltissimi hanno quindi deciso di sfruttare la possibilità di lavorare da remoto dotandosi delle giuste attrezzature, che spesso consistono in una buona connessione internet per partita iva e negli strumenti tecnologici necessari per riuscire a svolgere la loro professione anche a distanza.
Trovare lavoro però per questi professionisti non è sempre facile, e se certo possono ottimizzare determinati costi lavorando da casa bisogna anche considerare che per tutti i freelancer riuscire sempre avere nuove collaborazioni è assolutamente essenziale per mantenersi. Vediamo quindi quali sono le piattaforme più consigliate per riuscire a trovare lavoro.
Addlance
È il più grande marketplace in Italia, permette di far incontrare la domanda con l’offerta. Si ricerca ogni tipo di attività, da consulenti finanziari ai copywriter.
Freelancer.com
Sicuramente è il più famoso in tutto il mondo. La maggior parte delle richieste riguardano il settore informatico, ma è facile trovare anche richieste per settori più creativi.
Upwork
È interamente in lingua inglese e si concentra sui lavori in ambito informatico, con pagamenti sia a progetto che con tariffa oraria.
Le nuove professioni nel digitale sono moltissime e gli incentivi proposti, in particolare al Sud, aiutano moltissimo lo sviluppo di una nuova imprenditoria, fresca, moderna e giovane.