Rivisitazione per un classico del teatro di Pirandello, con innesti tratti da “Di sera un geranio” e “Uno nessuno e centomila”
Una rilettura di Pirandello attraverso Pirandello stesso. L’inedito esperimento porta la firma di Pino Pesce, docente di Lettere, direttore del periodico l’Alba, critico teatrale e, adesso, al debutto come autore e regista, che si cimenta nella rivisitazione de L’uomo dal fiore in bocca, una delle opere più rappresentate del drammaturgo agrigentino. Nella sua rielaborazione, Pesce modifica l’impianto del dramma innestando brani dello scrittore tratti da Di sera un geranio e Uno nessuno e centomila, proponendo la sua personale visione di una coscienza che sopravvive alla morte, contrapposta al “nulla eterno” di Pirandello.
La pièce, presentata nella stagione scorsa al “Martoglio” di Belpasso, è proposta nel 2016 nelle scuole medie e nei licei del catanese, con protagonista l’attore catanese Mario Opinato, noto al pubblico televisivo per diverse fiction di successo. Del grande Pino Caruso la lettura fuori campo della novella Di sera un geranio.
«In Pirandello, come nel Foscolo, prevale la concezione meccanicistica che poi subirà le suggestioni irrazionali e misteriose del Decadentismo – argomenta il regista Pino Pesce. Sono convinto che, mentre Pirandello si proclamava non credente nell’arte, nella vita non lo era, come dimostra il fatto che seguisse lo spiritismo. Io ho l’intuizione di credere che tutto non finisca con la morte, e che oltre qualcosa ci sarà. Questa intuizione l’ho inserita nella chiusa del dramma, come metafora che vuol trasmettere un senso di speranza. In questo dialogo a due – prosegue Pesce – ritrovo la concezione di Leopardi ne “Il venditore di almanacchi” per il quale la vita sarà bella nel futuro carico di aspettative, mentre l’interlocutore che ha davanti si chiede il perché dell’esistenza. Lo stesso dualismo che si ritrova fra l’avventore e il protagonista de “L’uomo dal fiore in bocca”, l’uomo istintivo e l’uomo razionale: il primo prende la vita così com’è, senza chiedersene il senso; il secondo sa che essa è soltanto illusione.»
L’uomo dal fiore in bocca è la tragedia di un uomo che sa di essere condannato da un tumore e che si ritrova casualmente a dialogare con un avventore al bar della stazione. Dal confronto nasce lo scontro dei due diversi modi del vivere: quello del condannato che ha la necessità di non disperdere nemmeno un attimo dell’esistenza che gli resta; e quello sciatto di chi non ha l’impellenza di succhiare ogni istante del midollo della sua vita, che non vede ancora scivolare verso il commiato.
Pino Pesce rivisita l’opera pirandelliana non soltanto negli innesti, ma anche inserendo alcuni elementi multimediali, quali le proiezioni di video e foto che accompagnano costantemente la scena, avvalendosi dei videomaker Vincenzo Santonocito, Emy Mastroeni e Dalila Romeo. Vi è pure il teatro-danza (ballerine Luisa Ippodrino e Rossana Scinà) mentre la colonna sonora originale è di Elisabetta Russo che la propone dal vivo. Completa il cast Tony Pasqua, che interpreta l’avventore.
«”L’uomo dal fiore in bocca” è un lavoro che mi ha sempre affascinato e sono davvero felice di poterlo mettere in scena anche in questa chiave diversa – dice Mario Opinato –. Per me portare questo lavoro nelle scuole significa cogliere una opportunità, quella di costruire il mio pubblico poiché, nonostante la popolarità raggiunta con le fiction, per il teatro catanese sono ancora un attore nuovo.»